Lusia

Lusia, immersa tra le campagne polesane e segnata profondamente dagli eventi della Seconda Guerra Mondiale, è un borgo che unisce storia, architettura religiosa e memoria. Nonostante le distruzioni subite, ha saputo ricostruire i propri luoghi identitari, mantenendo viva la propria eredità culturale.

Fulcro spirituale del paese è la Chiesa dei Santi Vito e Modesto Martiri, documentata già nel XII secolo tra i beni degli Este. L’edificio originale, danneggiato irreparabilmente nel bombardamento del 20 aprile 1945, fu ricostruito tra il 1954 e il 1958 su progetto dell’architetto Orlando Veronese. I resti del campanile originale sono oggi una cappella votiva dedicata alle vittime civili del conflitto.

Anche la Chiesa di San Lorenzo Diacono e Martire, situata nella frazione di Cavazzana, ha una storia segnata dalla ricostruzione. L’edificio attuale, progettato da Francesco Antonio Baccari tra fine Settecento e inizio Ottocento, è in stile neoclassico e conserva importanti elementi della chiesa precedente: tra questi, una lapide con stemma della famiglia Cattaneo del 1410 e una lastra tombale di Galeazzo da Milano del 1533.

Testimonianza unica dell’antico nucleo fortificato di Lusia è la Torre Morosini, unico elemento superstite della seicentesca Villa Morosini, anch’essa distrutta nel 1945. Alta 22 metri, con scala interna a chiocciola in marmo e merlature in terracotta, la torre fu restaurata dopo il 1983 e oggi rappresenta un suggestivo punto panoramico e simbolo della memoria locale. Un tempo parte di un castello medievale, la villa fu trasformata in residenza nobiliare veneziana e fu anche sede municipale e scolastica fino alla guerra.

Di grande valore simbolico è anche la Colonna annodata a quattro fusti, proveniente da Costantinopoli e giunta a Lusia alla fine del XIV secolo grazie ai Veneziani. Secondo la tradizione doveva sorreggere una statua di San Vito. Originariamente collocata davanti a Villa Morosini, oggi si trova davanti alla ricostruita Chiesa dei Santi Vito e Modesto Martiri.

Lusia, ricostruita con cura dopo le ferite del Novecento, è un borgo che custodisce con dignità il proprio passato e ne fa memoria attraverso architetture rinate, simboli religiosi e tracce di antichi scambi tra oriente e occidente.

Foto di Giacomo Tognetti

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