Gaiba, piccolo centro polesano immerso nella quiete del paesaggio fluviale, custodisce uno scrigno di arte sacra nella sua Chiesa di San Giuseppe, edificio settecentesco dall’elegante facciata neoclassica, sormontata da un frontone triangolare e da una nicchia con la statua dell’Immacolata.
L’interno è a pianta unica, con una cupola centrale decorata nel 1943 da don Amedeo Zambotto, che realizzò la grande tela raffigurante San Giuseppe, in sostituzione di un’opera precedente danneggiata durante la guerra. Lo stesso Zambotto affrescò anche i pinnacoli della cupola con le figure dei quattro evangelisti.
La chiesa è ricca di elementi artistici di grande pregio: un coro ligneo in noce e radica del Settecento, una pala della Madonna con Bambino e San Giuseppe, un’Adorazione dei pastori di scuola ferrarese e una pala d’altare raffigurante San Michele Arcangelo. Il pulpito ligneo e il confessionale, intagliati nel 1847 da Vincenzo Stabellini, aggiungono ulteriore valore all’ambiente.
Cinque cappelle laterali ospitano altrettanti altari, mentre il battistero, a pianta quadrata e con volta a crociera, custodisce un fonte battesimale in marmo rosso di Treviso. L’altare maggiore, in marmo bianco e rosso di Verona, fu realizzato nel 1875, mentre nel coro è collocato un organo antico incorniciato da un baldacchino intagliato, entrambi risalenti al XVIII secolo.
Gaiba, pur nella sua dimensione raccolta, offre così un patrimonio artistico e culturale sorprendente, testimone della ricchezza storica che caratterizza i borghi lungo i grandi fiumi del Polesine.
Foto di Giacomo Tognetti